Vintage Style

Anche la moda contro il Covid-19

Pubblicato il 1 Aprile 2020 in Vintage Style

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Il mondo della moda scende in campo mettendo a disposizione le proprie armi nella battaglia contro il Coronavirus. Dalle grandi aziende fino ai più piccoli artigiani sono tante le forze che si sono attivate con donazioni, raccolte fondi e riconversione della produzione in dispositivi sanitari, come camici monouso, mascherine e gel disinfettante. Lontani da passerelle e atelier stanno affrontando la grave emergenza sanitaria a favore di ospedali, strutture sanitarie locali, enti e collettività. Uno sforzo che punta all’unico obiettivo comune della tutela della salute pubblica unendo grandi aziende, imprenditori e piccoli brand di moda.

Armani, Fendi, Ferragamo, Gucci, Prada, Valentino, Versace sono alcuni dei grandi nomi che hanno messo a disposizione dell’emergenza Covid-19 risorse economiche importanti, ma non solo. L’impegno ha incluso anche la produzione e la distribuzione di materiale sanitario sempre più prezioso e difficilmente reperibile. Quel mondo così lontano e sofisticato, fatto di lusso, eleganza e lustrini, oggi sembra un compagno di squadra forte, presente e solidale. Anche Dolce e Gabbana, Elisabetta Franchi, Manila Grace, Lorena Antoniazzi, Tomaso Trussardi, Chiara Ferragni. E ancora aziende come Benetton, Ratti, Geox, Diadora, Marzotto, Miroglio, Coccinelle, Calzedonia, Patrizia Pepe, Luisa Spagnoli, Fila, Decathlon, Giuseppe Santoni, Sergio Rossi.

Si aggiungono anche tante piccole realtà locali fatte di artigiani e creativi che da anni lavorano nella moda con passione e professionalità. Oggi, con la normale attività rallentata se non del tutto ferma, hanno optato per la riconversione della produzione in favore della collettività. Tra loro Elisa Talentino (Lizasun), Davide Nisi (Maison Davide Nisi), Rita Tedesco (Ritagli d’Epoque), Giorgia Iori di Bergamo. Laboratori sartoriali come Nihil a Mantova, Mesmerize a Milano, Lavgon nel pavese, sogni di Stoffa nel cuneese, Lavanda lab a Firenze, FhateOff a Roma, Kali Kù a Foggia. E anche attività commerciali come mercerie, un esempio è Zucchero Filato a Milano, camicerie come Morgan nel trevigiano, aziende tessili come Scataglini in provincia di Ancona. E ancora atelier da sposa come Cristina Design nel frusinate, Kartika a Catania e Diva Sposa nel salernitano. Questi sono solo un piccolo esempio di chi ha dato il proprio contributo con la produzione di mascherine in tessuto lavabile. Sebbene in molti casi non si tratti di presidi sanitari certificati, sono uno strumento utile a ridurre la circolazione di droplets nelle situazioni più comuni (al supermercato, a lavoro, per strada) sempre nel rispetto delle norme sul distanziamento sociale. Si evita così la ricerca affannosa di presidi medici filtranti che restano invece a disposizione di chi ne ha davvero bisogno, a partire dal personale sanitario.

Senza un reale coordinamento sembra essersi creato un filo rosso che lega il mondo del lusso e quello dell’artigianato locale. Ognuno mette in campo le proprie armi e si combatte insieme.

In foto Elisa Talentino – Lizasun, laboratorio #cucitorocknroll